#WSICall Maione (Ninety One): “Non prediciamo il futuro, la nostra qualità sta nel cambiamento”
Il 16 marzo è stata una giornata chiave per Ninety One. La società di gestione fondi si chiamava Investec Asset Management, ma ha deciso di staccarsi dalla casa madre e diventare una società globale indipendente. Il tutto sancito in piena pandemia globale. Ne abbiamo parlato nella nostra #WSICall insieme a Gianluca Maione, country head in Italia proprio di Ninety One: “Una gestione del rischio al limite del temerario“, scherza Maione. “La decisione era stata presa a settembre 2018, quindi è stato un lungo processo da quando il board del gruppo Investec AM di staccarsi dal gruppo Investec ed essere indipendente. Questo ha dovuto comportare un cambio di nome e di brand, che era previsto per il 16 marzo 2020. Ovviamente, il dubbio ce lo siamo posti con quello che è successo, ma con molta convinzione i nostri leader hanno deciso di continuare con il listing per la data prevista e il titolo, quotato a Londra e a Johannesburg, in sé sta andando molto bene. Il nome sta a rappresentare il nostro anno di fondazione, il 1991, un anno di enormi cambiamenti: è finita la guerra fredda, è crollata la cortina di ferro, internet ha iniziato a essere commercializzato, è iniziata la fine dell’apartheid in Sudafrica…vogliamo dimostrare con questo nuovo nome di avere il cambiamento che ci scorre nelle vene, cercando di capirlo e viverlo ogni giorno“.
Soluzioni d’investimento: meglio proteggersi
“La fortuna vuole che abbiamo da tempi non sospetti come soluzioni focus dei compromessi. Sia per quanto riguarda l’azionario sia per quanto riguarda il multi asset prodotti con una buona partecipazione nelle fasi rialziste, ma una partecipazione molto forte nelle fasi di ribasso. Quando i mercati corrono, le nostre soluzioni hanno mostrato performance positive, ma meno di altre. Quando sono arrivati i momenti di ribasso, si è visto il valore aggiunto, con soluzioni che hanno recuperato il draw down del 2020. Abbiamo voluto presentare un approccio difensivo tre anni fa, e abbiamo visto questo banco di prova che ha fatto vedere cosa siamo in grado di fare: primo obiettivo la protezione del capitale, poi anche dei rendimenti interessanti. Scontiamo un po’ la presenza su poche reti, essendo anche arrivati tardi in Italia. Ma momenti come questi fanno emergere la qualità, e di questa ne abbiamo in abbondanza”.
Il multi asset ha sofferto, ma non è morto
“Multi asset se ne parla male perché, inteso come bilanciato alla vecchia maniera è andato molto male. Il nostro modo di intenderlo è interamente bottom-up: non facciamo previsioni di mercato, non diciamo voglio il 30-40% di azionario in questo momento storico, ma facciamo l’esatto opposto; guardiamo al nostro obiettivo di rendimento e volatilità e andiamo a selezionare singolarmente tra i 250 titoli che abbiamo in portafoglio. In questo modo, l’effetto mercato è scontato in maniera minima. Non abbiamo la pretese di predire il futuro, ma teniamo la barra dritta sulle nostre scelte in portafoglio”.