L’eSafety Commissioner, autorità nazionale australiana che si occupa di sicurezza online, ha multato la piattaforma social X, conosciuta prima come Twitter, per non aver adottato sufficienti contromisure per contrastare la proliferazione di materiale legato allo sfruttamento sessuale di minori. L’adozione di queste contromisure è prevista dalle norme australiane entrate in vigore nel 2021 con l’Online Safety Act, che obbliga le piattaforme come X a fornire informazioni alle autorità locali sulle proprie pratiche di sicurezza.
La multa è di “solo” 366mila euro, ma non è l’unico grattacapo a cui deve pensare Elon Musk. Anche la Commissione europea si è recentemente lamentata del comportamento che la piattaforma sta tenendo in merito alla diffusione di contenuti illegali, disinformazione, incitamento all’odio e materiale terroristico e violento, soprattutto in questo periodo con la guerra in Palestina.
Perché X é stata multata dall’Australia
La commissione australiana ha affermato che X non ha risposto a una serie di domande importanti come: il tempo impiegato dalla piattaforma per rispondere alle denunce di sfruttamento sessuale minorile; le misure adottate per individuare lo sfruttamento sessuale dei minori nelle live streaming e infine gli strumenti e le tecnologie che utilizza per individuare materiale di sfruttamento sessuale minorile.
La commissaria per la eSafety Julie Inman Grant ha dichiarato nel comunicato:
Twitter/X ha dichiarato pubblicamente che contrastare lo sfruttamento sessuale minorile è la priorità numero 1 per l’azienda, ma non possono essere solo chiacchiere vuote, abbiamo bisogno di vedere le parole supportate da azioni tangibili
Twitter ha un periodo di 28 giorni per saldare la multa, altrimenti potrebbero essere avviati procedimenti giudiziari con multe fino a 740.000 euro al giorno.
Sebbene la multa possa sembrare relativamente modesta rispetto al bilancio di Twitter e al patrimonio di Elon Musk, di più di 220 miliardi, essa può ancora infliggere un duro colpo alla sua reputazione, già compromessa vista la gestione controversa del social.
La piattaforma ha visto una significativa riduzione nella moderazione dei contenuti e il ripristino di migliaia di account precedentemente sospesi, il che ha portato molti inserzionisti a interrompere le collaborazioni con Twitter. Ciò ha generato preoccupazioni e critiche riguardo alla gestione della piattaforma e alla sua responsabilità nel garantire la sicurezza online.
Il caso di X con la Commissione Europea
Come detto prima, la multa della commissione australiana non è l’unico problema che deve affrontare Elon Musk: dopo un primo confronto tra Thierry Breton, membro della Commissione europea, e lo stesso Musk, la Commissione ha ufficialmente richiesto a Twitter di dimostrare la sua capacità di moderare contenuti di hate speech, disinformazione e contenuti legati al terrorismo, in particolare ad Hamas.
Questa azione da parte della Commissione europea sembra essere solo l’inizio di una serie di azioni previste dal Digital Services Act (DSA), il programma di regolamentazione per la sicurezza dei contenuti digitali introdotto dall’Unione europea lo scorso anno.
Alla richiesta di Breton, Elon Musk non ha risposto in modo affrettato o insolente come è solito fare in questi casi, ma è stata l’amministratrice delegata di Twitter, Linda Yaccarino, a precederlo nella risposta. La donna ha affermato sul social che nei giorni passati sono stati rimossi centinaia di account considerati affiliati a Hamas dopo l’attacco sferrato dal gruppo contro Israele.
X si impegna ad alimentare conversazioni positive, soprattutto in momenti critici come questo e comprende l’importanza di affrontare qualsiasi contenuto illegale che possa essere diffuso attraverso la piattaforma. Non c’è posto su X per organizzazioni terroristiche o gruppi estremisti violenti e continuiamo a rimuovere tali account in tempo reale, compresi gli sforzi proattivi.
In risposta alla lettera di Yaccarino, Breton ha affermato che analizzerà la risposta è deciderà se gli sforzi che sono stati fatti dalla piattaforma sono stati validi oppure no.
Non è la prima volta che la Commissione Europea si esprime riguardo il proliferare della disinformazione sul social; a fine settembre, la commissaria dell’Unione Europea per i valori e la trasparenza, Vera Jourova, ha dichiarato pubblicamente che la piattaforma di Elon Musk è “quella con il più alto numero di post contenenti informazioni scorrette o disinformazione“. Una scoperta non affatto inaspettata, considerando che lo scorso maggio la piattaforma di Elon Musk ha scelto di abbandonare il Codice di condotta sulla disinformazione dell’Unione Europea.