Nel discorso di Janet Yellen davanti alla Commissione Finanze del Congresso Usa, la presidente della Fed ribadisce grossomodo i concetti espressi in precedenza e in particolare nella conferenza stampa successiva all’ultima riunione di politica monetaria che è coincisa con un rialzo dei tassi di interesse sopra l’1%. Ma fa intuire che la strategia di politica monetaria della banca centrale non sarà aggressiva e procederà a rilento nonostante i progressi dell’economia.
La Fed continuerà nella sua politica di normalizzazione dei tassi e provvederà presto – probabilmente già a settembre – a ridurre il bilancio da 4.500 miliardi di dollari, gonfiato dalle misure straordinarie post crisi di acquisto di asset a reddito fisso. Al mercato tuttavia sono piaciute le parole ottimiste spese sulla ripresa della prima economia al mondo e la cautela espressa sull’incertezza dell’andamento dell’inflazione.
Yellen ha usato toni più da colomba rispetto al previsto, precisando che “la Fed non ha bisogno di imporre molte altre strette monetarie per tornare all’impostazione neutrale” della sua politica monetaria.
L’economia sta crescendo a un ritmo moderato ma dovrebbe accelerare nel secondo semestre, secondo le stime della banca centrale. L’occupazione e l’inflazione – i due elementi fondamentali del duplice mandato della Federal Reserve – dovrebbero salire, stando alle previsioni di Yellen e colleghi.
Se da un lato il tasso di disoccupazione rischia di scendere anche troppo rispetto al contesto macro economico e inflativo generale, la grande incertezza riguarda sempre l’inflazione. Yellen ha aggiunto che la banca centrale incomincerà a ridurre il suo bilancio gigantesco da 4.500 miliardi di dollari quest’anno, ma che tale operazione e il ciclo di rialzo dei tassi saranno comunque graduali.
Con ogni probabilità alcuni fattori passeggeri che stanno mettendo un freno all’indice ‘core’ dei prezzi al consumo dovrebbero venire meno e l’inflazione dovrebbe quindi ripartire e surriscaldarsi. L’incertezza rimane sempre elevata in questa fase. Nel premarket i future sui principali indici di Borsa si sono portati sui massimi di giornata, con il contratto sull’S&P 500 che al momento fa +0,44%. All’avvio Wall Street scambia in progresso con il Dow Jones che accelera al livello più alti di sempre, forte di un rialzo a tre cifre (+156 punti).
I listini azionari sono favoriti dalla posizione un po’ più accomodante del previsto tenuta da Yellen nell’audizione al Congresso Usa con le Borse del mondo che sono avanzate oggi. Sul mercato valutario volatile il dollaro Usa: dopo una prima reazione timida al rialzo rispetto all’euro, ha iniziato in un secondo momento a perdere terreno. Le prospettive monetarie accomodanti tendono in teoria a sfavorire la moneta nazionale, che si rafforza in corrispondenza di condizioni più rigide.
In un contesto economico robusto, tuttavia, la moneta nazionale tende a essere comprata. È anche per questo motivo che alla fine i rialzisti sul biglietto verde sono tornati alla carica. Il dollaro, che ha fatto fatica martedì per via delle nuove rivelazioni relative allo scandalo Russiagate che vedono coinvolto in prima persona il figlio del presidente Donald Trump, si è poi mosso al rialzo sul finale della seduta europea, con l’euro che ha finito per scendere ai minimi intraday sul dollaro Usa.