NEW YORK (WSI) – Non è ancora il momento giusto per intervenire sui tassi di riferimento. L’economia americana sta crescendo a un ritmo meno intenso delle previsioni, costringendo la Federal Reserve a rivedere al ribasso le stime sul Pil e ad annunciare che i rialzi dei tassi di interesse saranno meno frequenti delle attese.
Pur esprimendo fiducia nell’economia numero uno al mondo, i membri del board della Federal Reserve, divisi sulla decisione sul costo del denaro, hanno fatto sapere che la crescita economica sarà meno vivace quest’anno e anche sul lungo termine, motivo per cui l’appuntamento con la stretta monetaria, la seconda in dieci anni, è stato ancora una volta rimandato.
“La nostra decisione non rispecchia la mancanza di fiducia nell’economia”, ha detto Janet Yellen, “è sempre meglio sbagliare per eccesso di prudenza”.
Sono stati tre gli esponenti del direttorio a dissentire, esprimendosi a favore di un aumento immediato dei tassi. Per quanto riguarda le proiezioni, la Fed ha ridotto sia le stime di crescita e sia quelle di crescita potenziale. Coerentemente, il livello di tassi considerato come neutrale è sceso dal 3% di giugno al 2,875%.
In questo contesto di consolidamento dell’attività e continua accelerazione dell’inflazione, dice Keith Wade, Chief Economist e Strategist di Schroders, “dovremmo essere avviati verso un aumento dei tassi a dicembre di 25 punti base”.
La regina Yellen è nuda
Durante la conferenza stampa successiva alla decisione (attesa) sui tassi, Yellen ha risposto di si a un giornalista che le chiedeva se era preoccupata per la creazione di bolle nell’economia a causa del periodo prolungato di tassi di interesse bassi. Ma non ha saputo offrire una soluzione al problema.
“Ovviamente siamo preoccupati del fatto che si possano venire a creare bolle nell’economia e per questo monitoriamo costantemente le valutazioni degli asset finanziari”, ha detto Yellen. “Se da un lato nessuno può dire con certezza quando le valutazioni sono tanto alte da rappresentare una bolla, monitorando le misure per quantificare i prezzi, abbiamo osservato che le valutazioni nel mercato immobiliare commerciale sono elevate“.
In concomitanza con la conferenza stampa di Yellen, i mercati finanziari ormai drogati dalle politiche monetarie espansive hanno festeggiato: il paniere dei tecnologici del Nasdaq-100 ha toccato un nuovo record storico (vedi grafico qui sotto).
Yellen sta monetizzando il debito governativo
La ripresa non si è materializzata e l’economia, anzi, sta perdendo slancio. L’unica risposta che sanno dare Yellen e i suoi colleghi è quella di rimandare a oltranza l’appuntamento con il rialzo dei tassi, finché l’economia e il mercato del lavoro non daranno segnali più forti di ripresa. In pratica non hanno un piano di uscita veramente credibile dal Quantitative Easing e dalla strategia di tassi zero.
Anziché adottare una strategia di uscita chiara, preferiscono mantenere il bilancio gonfiato a tempo indeterminato. Questa pratica ha anche il sostegno di Ben Bernanke, economista anche lui della corrente keynesiana. L’ex presidente della Fed, che per primo ha varato le misure di espansione monetaria a sostegno dell’economia durante la crisi finanziaria per uscire dalla Grande Recessione, ha messo in discussione il piano di ‘exit strategy‘ delineato ormai due anni fa da Yellen ma mai veramente messo in pratica.
“Questo piano ha veramente senso? La risposta non è ovvia”, ha detto l’economista del think tank americano Brookings Institution. Il progetto, il cui obiettivo è quello di tornare al bilancio pre crisi, prima del 2008, e la struttura operativa a esso associata vanno ripensati“.
Le politiche espansive straordinarie sono ormai il “nuovo normale” e la Fed sta facendo sul serio quello che denunciavano gli economisti della corrente austriaca, ovvero monetizzando il debito governativo.
Quanto alle prospettive e alle conseguenze sui mercati, l’azionario e l’obbligazionario continueranno a trarre giovamento dell’atteggiamento temporeggiatore di Yellen, mentre il biglietto verde scenderà, ma con moderazione. Secondo Marco Vailati di Cassa Lombarda il “maggiore beneficiario di tutto ciò dovrebbe essere il mondo emergente“.
“La decisione emersa regala altro tempo all’attuale trend di crescita moderata e fragile ma supportata, fornendo modesto sostegno sia alla borsa (segui live blog) sia alle obbligazioni a scapito del dollaro. Dollaro che, dato l’atteggiamento comunque più espansivo delle altre banche centrali, non dovrebbe indebolirsi troppo”.