NEW YORK (WSI) – “Vogliamo usare le nostre riserve in modo più costruttivo, investendo in progetti a lungo termine nel mondo piuttosto che comprare Treasuries Usa. Di solito perdiamo soldi con i titoli di stato americani, pertanto trovare modi di aumentare il ritorno dai nostri investimenti”.
Le dichiarazioni sono di un alto funzionario cinese citato dal Financial Times. I giorni di privilegi potrebbero essere giunti al capolinea per gli Stati Uniti e la sua moneta, che potrebbe essere nel tempo sostituita da una valuta bipolare che incorpori sia il dollaro sia lo yuan cinese.
Anche l’euro potrebbe essere coinvolto, sempre che il blocco disfunzionale della moneta unica durerà abbastanza e arriverà a un’unione bancaria ed economica definitiva.
La Cina è il candidato numero uno, tuttavia, dal momento che detiene e produce più oro di tutti e non permette che i suoi lingotti vengano esportati. Pechino ha persino consigliato ai suoi cittadini di comprare oro.
È plausibile che a un certo punto uno yuan legato all’oro possa detronizzare il dollaro Usa o coesistere nell’ambito di un nuovo regime valutario.
Mentre la Cina cresce e si porta in vetta alle classifiche del Pil reale – a parità di potere di acquisto, gli Usa sembrano fare di tutto per indebolire la propria valuta.
C’è poi un problema che non va sottovalutato: l’ingente debito pubblico statunitense. Al momento vale 18 mila dollari, ma la cifra non tiene conto delle passività dell’amministrazione non iscritte a bilancio.
In quel caso il debito supererebbe i 100 mila miliardi. Tale somma non potrebbe mai essere restituita. Per estinguerla ci vorrebbe un ripudio formale o un’inflazione informale.
Intanto sui mercati i rendimenti sui bond continuano a scendere – ormai hanno raggiunto una zona d’ombra di irrilevanza per gli investitori – e l’azionario è sempre sopravvalutato rispetto alle condizioni economiche reali.
Per un gestore di fondi la chiave è la diversificazione. Esporsi allo yuan nel valutario è un’operazione molto sensata. Per un investitore comune a caccia di rendimenti sicuri la divisa cinese è appetibile e consente di stare alla larga da un dollaro debole e da una montagna di debito che non potrà essere ripagato.
Come ha spiegato bene un professore di economia al New York Times, Cina e Russia comprano oro perché non sono contenti delle potenzialità che offre il dollaro.
Secondo Joshua Aizenman, professore della University of Southern California, banchierei e autorità politiche amano sguazzare in vasche di lingotti d’oro come Paperon De Paperoni per mandare un messaggio molto chiaro al mondo intero.
“Dubito che i cinesi o i russi ritengano veramente che l’oro sia un grande investimento in termini di ritorni puri. Ma se vogliono rendere noto il loro discontento con il ollaro, o se vogliono internazionalizzarsi, allora l’oro è uno strumento molto potente”.
“L’investimento nell’oro è un simbolo” – ha spiegato Aizenman. “Viene fatto per ragioni politiche e non per un guadagno finanziario”.
Fonte: New York Times
(DaC)