Economia

Yuan, le ambizioni della valuta cinese

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L’articolo sullo Yuan  fa parte di un lungo dossier sulla Cina pubblicato sul numero di marzo del magazine Wall Street Italia

di Lorenzo Riccardi, managing partner RsA Asia Tax Advisors

Il 14esimo Piano quinquennale (2021-2025) che contiene le strategie economiche e politiche future della Cina è stato approvato in occasione delle “Due Sessioni” della Conferenza politica consultiva del Popolo cinese e dall’Assemblea nazionale del Popolo tenutesi a marzo 2021. Tra i temi chiave affrontati nel Piano ci sono lo sviluppo sostenibile, la strategia della dual-circulation che promuove i consumi interni e la Belt Road, l’attenzione all’ambiente, l’innovazione tecnologica, la sicurezza e il ruolo della valuta cinese. In relazione allo yuan, la due sessioni hanno confermato l’obiettivo di internazionalizzazione della moneta.

Yuan, una moneta forte per un’economia forte

La Cina è diventata la seconda economia mondiale ed è in prima posizione per il commercio e il volume delle esportazioni. Nel 2020 ha scambiato merci per 4.646 miliardi di dollari con un incremento dell’1,5% del volume totale del commercio anche durante la pandemia. Inoltre, sempre dal 2020, Pechino ha superato gli Stati Uniti per numero di investimenti diretti esteri e ha siglato il più grande accordo di libero scambio al mondo, il Regional Comprehensive Economic Partnership.

Essere la prima economia del commercio globale, porta la valuta cinese ad aumentare di importanza, nonostante il renminbi non sia completamente convertibile e negoziabile sui mercati. Il crescente spazio che lo yuan (la “valuta del Popolo”) si sta ritagliando sui mercati valutari globali è testimoniato dal suo inserimento, dal 2016, nel paniere di valute dell’Fmi.
Tra le strategie con cui Pechino promuove la circolazione globale della propria moneta c’è anche la nuova Via della Seta, che prevede l’avvio di progetti infrastrutturali in varie parti del mondo, legati a un aumento del flusso commerciale dalla Cina verso l’estero.
La Belt Road (Bri) ha tra i propri finanziatori il Silk Road Fund e la Banca asiatica d’investimento per le infrastrutture (Aiib) e i suoi progetti includono l’utilizzo del renminbi in molte regioni. Pechino ha testato l’uso della propria moneta nei mercati del Sud-Est Asiatico e ipotizzato con l’Unione africana l’utilizzo della valuta nell’intero continente.
Nel mercato domestico la Cina ha promosso la creazione di dodici zone di libero scambio, dall’isola di Hainan al distretto di Lingang nella municipalità di Shanghai. Queste free trade zone servono a testare nuove riforme fiscali e finanziarie, incluse modalità più efficienti di conversione e utilizzo di valuta estera. La più nota delle regioni ad amministrazione speciale della Repubblica Popolare Cinese è Hong Kong, che da sempre costituisce un riferimento tra i mercati finanziari del mondo e, oltre alla Borsa, conta su uno dei porti con i maggiori scambi e sull’hub più utilizzato per gli investimenti da e verso la Cina continentale.

Il ruolo dell’Europa

I Paesi europei hanno contribuito a promuovere lo sviluppo del più grande mercato dello yuan al di fuori di Hong Kong perché valutano i vantaggi commerciali derivanti da un maggiore utilizzo della valuta cinese. Negli ultimi anni, una media del 40% delle transazioni globali in yuan è stata autorizzata in Europa.
Il ruolo centrale del Vecchio continente nelle relazioni economiche con la Cina è inoltre testimoniato dagli accordi speciali nell’associazione dei 17+1, che include i Paesi europei centro-orientali, dall’accordo sugli investimenti (Comprehensive agreement on investments) confermato a dicembre 2020, e dal numero di paesi che hanno aderito alla Belt Road Initiative (tra cui Italia, Lussemburgo, Austria, Grecia, Ungheria).

Nonostante le ambizioni di grandezza, il renminbi rimane limitato dalle restrizioni ai flussi di capitali e al controllo valutario imposti da Pechino. Lo yuan, non bisogna dimenticarlo, è agganciato al dollaro Usa ed è in tal modo uno strumento di politica commerciale indispensabile per la Cina.
L’ancoraggio fluttuante al biglietto verde ha registrato negli anni una tendenza al ribasso, e quindi una svalutazione dello yuan, che ha reso le esportazioni cinesi relativamente più competitive rispetto a quelle di altri paesi.
Il biglietto verde quindi per ora non corre pericoli e rimane la valuta di riferimento mondiale, tanto che molti progetti cinesi vengono realizzati in dollari, ma il trend crescente degli investimenti verso la Cina promuove un utilizzo maggiore del renminbi.